Da qualche tempo la notte mi sveglia.
Letteralmente, la notte mi sveglia. La sera e la mattina mi addormentano, la notte mi sveglia. Occhi aperti e buio di cui prima non mi ero accorta. Orecchie spalancate e rumori che non sapevo fossero così prepotenti o invadenti o semplicemente presenti. Movimento di pensiero irrefrenabile, non del tutto gentile con me.
Frasi nella testa che si inanellano l'una con l'altra per relazione causale o casuale, spesso troppo veloce per poter essere definita.
Il corpo della notte è leggero e pesante, tendenzialmente caldo, lascia gelate le punta delle dita. Il corpo della notte è svestito, quasi sempre, e vivo. In un modo che mi fa pensare a Schopenhauer, non so perché, quando dice che i nervi periferici, nel giorno spesso silenti, si risvegliano e mandano segnali morse a una mente addormentata, si fanno sogno e visione confondendosi con rimasugli di ricordi. Perché il sogno è corpo, dice lui, prima di essere mente.
La notte mi sveglia ed io provo a stare nella notte, ancora un po', ancora un po'.
A volte ci riesco, il corpo sprofonda, il pensiero è fluttuante, mi addormento di nuovo e poi spalanco gli occhi di colpo, ben oltre il termine della sveglia.
A volte invece la notte vince su di me. E iniziamo un dialogo serrato, la odio e la amo.
E' la possibilità di un tempo perduto e, insieme, una tortura immotivata.
Notte, questa notte, lasciami dormire.
Lasciami svegliare dal giorno. Lasciami andare. Non mi abbracciare stretta, ho bisogno di spazio. Non mi toccare, il sonno pretende solitudine. Non mi parlare, ho bisogno di silenzio. Non mi gelare, non mi scaldare, non mi sfiorare, non mi annusare. Non spalancarmi gli occhi con le dita, non accarezzarmi.
Chiudi la porta quando esci, parla piano e restituiscimi le chiavi di casa.
Abbandonami.
Adesso.
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Letteralmente, la notte mi sveglia. La sera e la mattina mi addormentano, la notte mi sveglia. Occhi aperti e buio di cui prima non mi ero accorta. Orecchie spalancate e rumori che non sapevo fossero così prepotenti o invadenti o semplicemente presenti. Movimento di pensiero irrefrenabile, non del tutto gentile con me.
Frasi nella testa che si inanellano l'una con l'altra per relazione causale o casuale, spesso troppo veloce per poter essere definita.
Il corpo della notte è leggero e pesante, tendenzialmente caldo, lascia gelate le punta delle dita. Il corpo della notte è svestito, quasi sempre, e vivo. In un modo che mi fa pensare a Schopenhauer, non so perché, quando dice che i nervi periferici, nel giorno spesso silenti, si risvegliano e mandano segnali morse a una mente addormentata, si fanno sogno e visione confondendosi con rimasugli di ricordi. Perché il sogno è corpo, dice lui, prima di essere mente.
La notte mi sveglia ed io provo a stare nella notte, ancora un po', ancora un po'.
A volte ci riesco, il corpo sprofonda, il pensiero è fluttuante, mi addormento di nuovo e poi spalanco gli occhi di colpo, ben oltre il termine della sveglia.
A volte invece la notte vince su di me. E iniziamo un dialogo serrato, la odio e la amo.
E' la possibilità di un tempo perduto e, insieme, una tortura immotivata.
Notte, questa notte, lasciami dormire.
Lasciami svegliare dal giorno. Lasciami andare. Non mi abbracciare stretta, ho bisogno di spazio. Non mi toccare, il sonno pretende solitudine. Non mi parlare, ho bisogno di silenzio. Non mi gelare, non mi scaldare, non mi sfiorare, non mi annusare. Non spalancarmi gli occhi con le dita, non accarezzarmi.
Chiudi la porta quando esci, parla piano e restituiscimi le chiavi di casa.
Abbandonami.
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