Ho nella testa cori di più voci
voci di volti mai incontrati
di bambini mai nati
di canti, di risa, di mani
voci che s’arrestano col sonno
o col fumo
o col pianto
voci amiche
bocche di latte e ventri di pane
a loro chiedo
ogni tanto e per favore
di quietarsi al fresco della sera.
Solo al buio so chi resta.
Io, sono
Della luce sottile dell'erba del respiro vorrei intuire l'origine e il modo. Il segreto dei bambini e degli animali. Quello che loro sentono vorrei sentire. L'odore di quel che nasce e sa di latte e vita e mare. #esercizidilibertà |
La mia mancata bontà
La crudeltà delle cose banali io l'ho scritta sul mio quaderno. La crudeltà delle cose inutili la noncuranza la voce alta il corpo invadente la dimenticanza la rabbia piccola il fiato rubato. Le cose crudeli che non devo fare le ho scritte tutte io quasi tutte. Eppure non ho scritto mai (mai) le cose che dovevo fare. Le cose da fare per non essere crudele non le ho scritte mai. Non le conosco. O le sto già facendo. #esercizidilibertà |
Altrove
Se cerchi l'altro non cercarlo nei cassetti nei libri nei fiati nel fondo del bicchiere non cercarlo a lato strada nel bosco al bordo della stanza. Cercalo dov’è nel luogo del suo tempo dove nasce. Cercalo a luce piena. |
Notturno in io minore
Quando il mondo si fa zitto, nulla si vede. Ma io della notte tengo il conto. Ne so il nome e l’unità l’azione che traversa il tempo la parola mancata il metro di misura. Io della notte parlo con cognizione di causa perché nel buio ho una coperta un viso due mani. E loro rimangono. Nel buio (come fosse luce) le mie mani rimangono. |
Domani
Dell’anno che arrivava ogni anno ho tenuto il conto e dell’anno che se ne andava ogni anno ho tenuto il conto. Pensieri del niente e del tutto faccende fragili robetta frattaglie pezzetti di cuore a rotolare giù dal tempo. e nel mezzo quasi a caso la memoria di quel che resta e viene. Negli occhi, nelle dita (nella pelle fine) è sempre domani. |
Pensieri nudi
Di quel che non so non so dir nulla e meno male mi dico non saper nulla dire del nulla che il nulla è nudo sordo cieco senza voce e se ti guarda di sottecchi se ti fa la posta se ti fa paura è solo nulla. Non c'è nessuna ferita |
Riparare
S'è rotto l'orologio e con lui il tempo rotta l'unghia rotta la pelle rotta la testa che crollava sul niente rotto lo spazio su cui ho poggiato il piede rotta la voce rotto quel me di me che un certo giorno m'è sembrato intero rotto tutto rotto ed io (che a rammendare non son tanto capace) bacio i frammenti uno ad uno. |
Il meglio di me
Di me metto il meglio di me nel saluto alla vicina che è vecchia e piccina e ha mani da bambina poverina e biondina il meglio di me aggraziato e lieve il meglio di me io metto quando mi faccio scudo dell’altrui dolore quando alzo il bicchiere quando sto all’angolo del niente quando taccio sempre metto la me che è meglio di me. E non mi trovo più. |
Dettagli
Io amo degli orologi le lancette delle scarpe i lacci delle mani gli intrecci la frazione del sì in ogni no il gesto che alla voce non risponde amo il respiro che non si concede al ventre la luna a metà il cuore a singhiozzo. Io amo a frammenti. |
Tracce
Se non so dire quel che vorrei dire se cerco parole e pause come fossero salvezza se esigo luoghi e persone e cose come fossero spiaggia o sorso di cielo o respiro è solo perché non ho trovato il varco la luce non ho trovato il passaggio la guida la traccia al neon l’uscita di sicurezza la porta tra me e me no non l’ho trovata. Ma ho un cane che cammina tra ombra e sole e lo seguo. |
Al margine di
Nella notte era un fiato un respiro tra orecchio e dita un niente di niente a ricordare i passi e la voce a ricordar me di me. Niente di niente era tra capo e collo un niente una salita all'orlo della spalla per vedere. Soltanto per vedere. |
Esercizio di fedeltà
A guardar nelle finestre altrui (in quell’occhio di vetro che fa la gente muta) per un minuto un attimo di senso una visione io credo nella luce della sera nel calore dei corpi nel vento nella meraviglia dell’altro nelle giornate intere senza incrinature nelle parentesi di gioia io affacciata all’orlo di un interno credo. |
Nessuna misura
La rabbia non so quantificarla in centimetri o chili o chilometri la rabbia aggraziata presente a se stessa muta gentile non so misurarla la rabbia la trovo nel letto brandello di pelle tra caviglia e piede nettata perfetta. Io macchiata insudiciata poco lustrata io apro la bocca e la vedo. La rabbia alle parole non sa parlare. |
Inutili cose
Delle cose inutili, io dico. Delle cose inutili, si fa poca cosa. Son niente. Il nulla. Eppure, se ne stanno lì. All’ombra del silenzio. Al margine del vuoto. A disturbare il sonno. Delle cose inutili, io dico. Si fa la notte. |
Il raccolto
Si chiama luna del raccolto la luna di stasera. Potrei raccoglierne una foglia una piuma un pezzo della sera. ma non trovo molto Cerca meglio (mi dico) la notte dura sino a domani. Hai tempo per raccogliere il tempo. |
(...)
Delle parole non dette io dico me ne farei un vanto di quelle parole non dette dico vanto me ne farei. Ma stanno ai bordi del letto le parole non dette dico stanno ai bordi al niente stanno di là da me quelle parole. Un vanto me ne farei non fosse che loro (non dette) parlano. |
Io
continuamente penso a quello che penso mi serve un altro pensiero |
Quel che si nasconde
Guarda di lago, di luce fioca. di cose nascoste e di rami di ore dispari di mani di segreti liquidi di slanci e di arresti. di passati remoti guarda. C'è la luce (nell'acqua). |
Vienimi a cercare
Ci sono cose cose che penso e non faccio cose che sono solo cose che non so fare che non concludo cose che concludo cose / cose che / cose che stanno all'angolo illuminate cose nascoste dimenticate cose arrabbiate. Ci sono cose e ci sono io che sono cose e giorni e righe tra bocca e naso. Io, tra le cose. |
La cara bambina
C’era una volta una bambina che stava zitta da sera a mattina. Le dicevano, fai questo, fai quello che se non parli è perché hai poco cervello. E lei ci credeva (la cara bambina che taceva da sera a mattina) così si affannava ad essere buona, ad essere brava. Poi venne un giorno in cui nessuno c’era. Nessuno c’era a dirle, fai questo fai quello perché se non fai hai poco cervello. Nessuno c’era a dirle quel che doveva, quel che secondo lui, lei doveva. Così, d’un tratto, non seppe che fare e la bambina si fermò ad aspettare. |
Lì per lì brutto non fu, questo è da dire, ma dopo un po’ cominciò a soffrire perché nel vuoto non si sa mai chi può venire. E fu proprio in quel momento senza parole e senza vento che lei si vide tra le mani una linea a tutto tondo una linea assai sottile che diceva di scoprire quel che aveva poi da dire. |
Fu così che prese nota di quel saggio e buon consiglio che il silenzio le portava. E con la grazia della notte scrisse chiaro un bel messaggio. Se non parlo non parlate non mi serve che m’insegniate. |