C'ero, ma non c'ero. E poi non c'ero, ma c'ero. Perché mi cercavo.
Ora ci sono?
Non tutti i pezzi uniti. Ma quasi tutti i pezzi. Separati, ma vagamente dialoganti. Vagamente. A intermittenza. Ogni tanto un blackout. Ma la luce poi torna o no?
Forse. Forse.
E' che non sempre le connessioni funzionano. Non sempre. Non funzionano quelle tra quello che voglio e quello che faccio. Ma poi mi sforzo un po' ed ecco, forse, i collegamenti ci sono. Non funzionano le connessioni tra il corpo e la testa. Ma poi ho amici che mi coccolano e tagliano i capelli e mi fanno la frangia. E la testa si riposiziona sopra il collo.
Cosa ci sia sotto è un po' confuso, ma ci sto lavorando.
Ci sto lavorando.
Sotto, al buio, ci sono io.
E l'io è la cosa più difficile da definire. Si sono inventati la psicoanalisi, la filosofia, la logica, la medicina e pure la fotografia per farlo.
Sotto ci sono io. E che cosa io sia è molto incerto.
E beata me, che sono incerta.
E abbasso chi è sicuro. Abbasso chi sa cosa fare. Abbasso chi conosce il bianco e il nero e il grigio non lo sceglie mai. Abbasso chi sa quando dire sì e quando dire no. E non sbaglia. Abbasso chi non sbaglia mai, appunto. Abbasso chi ha ragione. Abbasso l'io monolitico che sa sempre dove mettere le mani, pure al buio.
Io non lo so. Non lo so mai dove le metto. Ma ogni tanto lo scopro.
Mi morde una tarantola, una pantera, una serpe ingrata, oppure mi becca un uccellino o mi bacia una farfalla.
E' nel rischio che sta la possibilità. Nelle mani in pasta. E non è detto che l'impasto sia granché
Ma tant'è. Io provo.
Nel caso trovassi una torta, o della nutella, o litri di oro liquido, lo dirò a tutti.
E mi leccherò le dita.
Blackout o meno non c'è differenza.
Io mi leccherò le dita.
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Ora ci sono?
Non tutti i pezzi uniti. Ma quasi tutti i pezzi. Separati, ma vagamente dialoganti. Vagamente. A intermittenza. Ogni tanto un blackout. Ma la luce poi torna o no?
Forse. Forse.
E' che non sempre le connessioni funzionano. Non sempre. Non funzionano quelle tra quello che voglio e quello che faccio. Ma poi mi sforzo un po' ed ecco, forse, i collegamenti ci sono. Non funzionano le connessioni tra il corpo e la testa. Ma poi ho amici che mi coccolano e tagliano i capelli e mi fanno la frangia. E la testa si riposiziona sopra il collo.
Cosa ci sia sotto è un po' confuso, ma ci sto lavorando.
Ci sto lavorando.
Sotto, al buio, ci sono io.
E l'io è la cosa più difficile da definire. Si sono inventati la psicoanalisi, la filosofia, la logica, la medicina e pure la fotografia per farlo.
Sotto ci sono io. E che cosa io sia è molto incerto.
E beata me, che sono incerta.
E abbasso chi è sicuro. Abbasso chi sa cosa fare. Abbasso chi conosce il bianco e il nero e il grigio non lo sceglie mai. Abbasso chi sa quando dire sì e quando dire no. E non sbaglia. Abbasso chi non sbaglia mai, appunto. Abbasso chi ha ragione. Abbasso l'io monolitico che sa sempre dove mettere le mani, pure al buio.
Io non lo so. Non lo so mai dove le metto. Ma ogni tanto lo scopro.
Mi morde una tarantola, una pantera, una serpe ingrata, oppure mi becca un uccellino o mi bacia una farfalla.
E' nel rischio che sta la possibilità. Nelle mani in pasta. E non è detto che l'impasto sia granché
Ma tant'è. Io provo.
Nel caso trovassi una torta, o della nutella, o litri di oro liquido, lo dirò a tutti.
E mi leccherò le dita.
Blackout o meno non c'è differenza.
Io mi leccherò le dita.
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