Nel tragitto tra la stazione e la scuola di teatro che frequentavo, il prurito era diventato insopportabile, mi lacrimavano gli occhi e meditavo di staccarmi il naso. Arrivata dove dovevo arrivare mi si era gonfiato il collo ed era nata una costellazione di bolle.
Avevo diversi amici in quella scuola e altri che conoscevo poco. Tra quelli che conoscevo poco ce n'era uno che pareva simpatico, ma poi chi lo sa, non ci avevo mai parlato.
Il tizio in questione viene con fare risoluto e dice, senti, è meglio se vai al pronto soccorso. E io, ma no, dai, non è niente. E lui, guarda che è meglio, lo so. E io, no, senti, lascia stare.
E lui: è successo anche a mia cugina. Ti porto io.
Di passaggi così, a caso, io, nella mia vita, ne ho accettati davvero pochi. Perché poi dell'altro ti puoi pure fidare, ma chissà, magari ti molla a un angolo di strada o è noioso da morire o ti vuol rubar qualcosa o dice A per dire B o ti tratta male o alza la voce o boh.
Insomma, l'altro alla fine fa quel che gli pare.
E bisogna starci attenti. All'altro.
Però quella volta, il passaggio l'ho accettato.
Un po' di cortisone e il naso, le orecchie, la bocca e il collo sono tornati al posto loro.
Riportandomi a casa, il tizio, che conoscevo poco ma ora aveva un nome, mi ha detto, sai, la storia di mia cugina non era vera, però tu al pronto soccorso comunque ci dovevi andare, Francé.
Ecco, l'altro magari si inventa le cugine, ma a volte val la pena fidarsi.
E visto che domani tutti quanti, più o meno, si esce di casa, io me lo ripeto: val la pena fidarsi.
In tanti casi.
E in tutte le fasi.
Dell'altro vale la pena fidarsi.
#esercizidilibertà (fase2.2)
N.B. Io e il tizio si è amici da mezza vita. Nonostante non avesse una cugina.