A me gli altri piacciono. Sono sempre piaciuti. Gli altri, in generale, mi interessano, mi incuriosiscono. Spesso mi dicono cose in confidenza perché io in effetti ascolto. Oppure mi sorridono, perché gli faccio simpatia. Il barista del bar sotto casa mi ha raccontato che voleva disegnare fumetti, ma poi ha fatto il barista, peccato, ma anche no, perché fa i fumetti ai bambini che vanno con le mamme al bar e loro sono contenti. Bello, ho detto. L'ho anche pensato. Gli altri mi piacciono davvero. Davvero. Però ogni tanto gli altri pensano che siccome li ascolto e parlo poco possono dire sempre quello che vogliono e fregarsene di quello che dicono e che lo stanno dicendo a me. Ed è allora che vanno un po' più in là del mio limite, che è sottile ma severissimo, e mi feriscono. Niente di grave eh. Niente di grave. Ma stasera mi sono accorta che sto sviluppando un callo sempre più spesso e che gli altri mi piacciono, sì, ma un po' meno. E che per tutto questo confronto con gli altri dovrei avere una pelle più forte e forse adesso mi sta anche venendo. Una pelle-corazza che dice stammi un po' più lontano tu, non rompere, non ti voglio sentire.
Poi mi regalano dei fiori con un biglietto, oppure mi dicono io ci sono, non preoccuparti, oppure cercano di convincermi a bere un bicchiere di vino, oppure stanno al telefono anche se muoiono di sonno, oppure, semplicemente, sono quello che sono.
E allora ho deciso che la corazza la metterò ogni tanto. Solo ogni tanto.
E che gli altri mi piacciono comunque.
Quasi sempre.
#esercizidilibertà
Poi mi regalano dei fiori con un biglietto, oppure mi dicono io ci sono, non preoccuparti, oppure cercano di convincermi a bere un bicchiere di vino, oppure stanno al telefono anche se muoiono di sonno, oppure, semplicemente, sono quello che sono.
E allora ho deciso che la corazza la metterò ogni tanto. Solo ogni tanto.
E che gli altri mi piacciono comunque.
Quasi sempre.
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