Così mi è venuta in mente mentre leggevo un articolo di Agamben.
Diceva che in questo momento la religione e la giustizia hanno abdicato alla scienza.
In nome della scienza abbiamo accettato, senza alcuna ribellione, di non vedere i nostri morti morire.
Abbiamo accettato di farne numero, conteggio, grafico.
In nome della scienza, nuova divinità e nuova giurisdizione, abbiamo accettato che un pericolo potenziale legittimasse l'assenza di commiato. E di compassione.
Abbiamo accettato che non ci fossero corpi né funerali.
Solo ceneri.
La nuova comunione si compie chiusi in casa, ci hanno detto.
Nessuna condivisione. Nessun rito. Nessuna visione.
In nome della scienza lo hanno imposto. E noi lo abbiamo accettato.
Del resto non abbiamo mai voluto vederla, la morte.
Ora ci hanno finalmente detto che è anche giusto, non vederla.
Quando mia nonna è morta ero lì.
Anche se la mano non gliela tenevo io, ma mia cugina piccola, ero lì. Ero lì quando abbiamo raccolto le sue cose, quando l'hanno portata alla camera ardente e le ho cantato Buonanotte fiorellino, piano piano, nell'orecchio.
Ero lì prima ed ero lì dopo.
Ero lì.
A vedere che si muore.
Lo sapevo che si muore, ma non lo avevo mai visto prima.
Non vedere fa paura.
E la paura è un'ottima arma per tenere in ostaggio il pensiero.
La paura fa accettare tutto.
Me lo ha insegnato mia nonna.
Che è morta l'anno scorso. Per fortuna.
#esercizidilibertà (ancheiohopaura)