Mi sono ferita la mano destra. La mano destra è quella della penna. E io scrivo.
Sono andata al mare. Sono andata via. Ed io non sopporto quelli che se ne vanno.
Ho comprato tabacco invece del solito pacchetto rigorosamente morbido (che sennò porta male). E sono innamorata dei miei pollici che non sanno arrotolare la cartina e fanno una sigaretta sbilenca e molliccia, che sa di legno e fumo di camino. Non di smog e piombo e paura.
Ho i capelli di una lunghezza quasi femminile. Negli ultimi mesi li ho tagliati tre volte. E penso di dedicarmi ad un progetto poco impegnativo, farli ricrescere, fino alla schiena. Farli ricrescere.
Ho voglia di essere vista. Anche se amo l'invisibilità. E ho comprato un nuovo vestito.
Rosso. Non nero, non grigio, non blu.
Ho pensieri vaghi, arrotolati, nebbiosi, che si sciolgono di colpo nei momenti meno probabili e mi fanno dire "ho capito". Ma poi dura un attimo, perché il pensiero che non si sincronizza vince e mi porta via. E non so continuare la frase, la conversazione, la relazione, il progetto.
Ho la sensazione di non concludere. Il bersaglio è lì, vicino, lo conosco, l'ho trovato, lo vedo. Ma non si fa afferrare. Corre, più veloce di me. E alla fine è sempre una questione di tempo, sempre a quello torno.
Cerco indizi.
Le vite degli altri mi risultano illeggibili ma ho voglia di abitarle per un po'.
Io, se fossi altro da me, oggi, mi troverei bene.
Un uomo, uno straniero, uno sportivo, un senza famiglia, un casanova seriale, un viaggiatore.
Se fossi altro da me, oggi, sarei me.
Ci sto lavorando.
Annuso persone che non mi sarebbero mai piaciute.
Mi faccio annusare da chi mai avrei fatto avvicinare. Guardo.
E poi mi butto.
Non troppo. Un po'. Qualche volta. Se ce la faccio. Quando riesco.
Io fuori di me. Io altro da me. Tabacco. Abito rosso. Capelli lunghi.
Io.
Ma oggi mi prendo una pausa.
Arrotolare le sigarette mi irrita. I capelli lunghi mi fanno bambola. E i casanova seriali stiano a casa loro.
Mi prendo cura della mano destra, che è l'unica cosa che conta.
altri post
Sono andata al mare. Sono andata via. Ed io non sopporto quelli che se ne vanno.
Ho comprato tabacco invece del solito pacchetto rigorosamente morbido (che sennò porta male). E sono innamorata dei miei pollici che non sanno arrotolare la cartina e fanno una sigaretta sbilenca e molliccia, che sa di legno e fumo di camino. Non di smog e piombo e paura.
Ho i capelli di una lunghezza quasi femminile. Negli ultimi mesi li ho tagliati tre volte. E penso di dedicarmi ad un progetto poco impegnativo, farli ricrescere, fino alla schiena. Farli ricrescere.
Ho voglia di essere vista. Anche se amo l'invisibilità. E ho comprato un nuovo vestito.
Rosso. Non nero, non grigio, non blu.
Ho pensieri vaghi, arrotolati, nebbiosi, che si sciolgono di colpo nei momenti meno probabili e mi fanno dire "ho capito". Ma poi dura un attimo, perché il pensiero che non si sincronizza vince e mi porta via. E non so continuare la frase, la conversazione, la relazione, il progetto.
Ho la sensazione di non concludere. Il bersaglio è lì, vicino, lo conosco, l'ho trovato, lo vedo. Ma non si fa afferrare. Corre, più veloce di me. E alla fine è sempre una questione di tempo, sempre a quello torno.
Cerco indizi.
Le vite degli altri mi risultano illeggibili ma ho voglia di abitarle per un po'.
Io, se fossi altro da me, oggi, mi troverei bene.
Un uomo, uno straniero, uno sportivo, un senza famiglia, un casanova seriale, un viaggiatore.
Se fossi altro da me, oggi, sarei me.
Ci sto lavorando.
Annuso persone che non mi sarebbero mai piaciute.
Mi faccio annusare da chi mai avrei fatto avvicinare. Guardo.
E poi mi butto.
Non troppo. Un po'. Qualche volta. Se ce la faccio. Quando riesco.
Io fuori di me. Io altro da me. Tabacco. Abito rosso. Capelli lunghi.
Io.
Ma oggi mi prendo una pausa.
Arrotolare le sigarette mi irrita. I capelli lunghi mi fanno bambola. E i casanova seriali stiano a casa loro.
Mi prendo cura della mano destra, che è l'unica cosa che conta.
altri post