Tra l'intenzione e l'azione c'è di mezzo: l'azione.
Non è una tautologia, non voglio nemmeno girarci intorno, non amo i giochi di parole (con le parole sì, quelli sì).
Tra l'intenzione e l'azione c'è di mezzo l'azione.
E' quello che mi frega. Penso tantissimo, capisco moltissimo, riformulo benissimo, ma poi, non salto.
Prendo le misure con tale cura da perderci la vista, calcolo le mosse dell'avversario con tale attenzione da non accorgermi del colpo mortale che mi sta assestando.
Io sono per le lunghe strategie, per l'azione-reazione calcolata al millimetro, io sono convinta che se faccio x risponderanno y.
E mi sbaglio, puntualmente. Mi sbaglio. E allora riprovo. Non mi arrendo.
Mi dico.
Ho frainteso, mi devo concentrare meglio, mi devo impegnare di più, devo essere più brava, più attenta, più perspicace, più sensibile, più intelligente, più simpatica. Devo esserci, esserci di più e meglio, sempre e comunque.
Essere presente, pronta, rispondente.
(Che parola è rispondente? Da dove mi viene? Da quale vocabolario contemporaneo che mi parla di impresa e successo e soldi e furbizia e popolarità? Non lo so. Non è una parola mia, ma la uso perché esprime bene il concetto.)
La presenza è la mia condanna. Per quello mi piace tanto parlare di assenza. Perché è il mio desiderio segreto, la mia utopia: la sparizione.
Dimenticate. Dimentichiamoci. Lasciatemi tranquilla. Non obbligatemi a capirvi, a pensarvi, a sedurvi, a piacervi. Non obbligatemi ad essere buona o brava, non obbligatemi a formulare un pensiero compiuto che mi, o vi, definisca, che mi indirizzi, che mi dica cosa fare.
Voglio essere sciolta da tutto, da tutti.
Assolta.
Finalmente assolta, allora, agirò. Oltrepasserò il limite della pazienza, farò straboccare il vaso bucato che sono, alzerò la voce più del dovuto ed anche le mani, per dire basta.
Basta.
Che l'intenzione diventi azione, che si azzitisca il pensiero, che inizi il salto.
Ma con amore.
Perché è con amore che si saluta l'altro, con amore, anche per l'avversario.
E poi, solo poi, si salta.
Impariamo a salutare, o a saltare.
Da oggi.
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Non è una tautologia, non voglio nemmeno girarci intorno, non amo i giochi di parole (con le parole sì, quelli sì).
Tra l'intenzione e l'azione c'è di mezzo l'azione.
E' quello che mi frega. Penso tantissimo, capisco moltissimo, riformulo benissimo, ma poi, non salto.
Prendo le misure con tale cura da perderci la vista, calcolo le mosse dell'avversario con tale attenzione da non accorgermi del colpo mortale che mi sta assestando.
Io sono per le lunghe strategie, per l'azione-reazione calcolata al millimetro, io sono convinta che se faccio x risponderanno y.
E mi sbaglio, puntualmente. Mi sbaglio. E allora riprovo. Non mi arrendo.
Mi dico.
Ho frainteso, mi devo concentrare meglio, mi devo impegnare di più, devo essere più brava, più attenta, più perspicace, più sensibile, più intelligente, più simpatica. Devo esserci, esserci di più e meglio, sempre e comunque.
Essere presente, pronta, rispondente.
(Che parola è rispondente? Da dove mi viene? Da quale vocabolario contemporaneo che mi parla di impresa e successo e soldi e furbizia e popolarità? Non lo so. Non è una parola mia, ma la uso perché esprime bene il concetto.)
La presenza è la mia condanna. Per quello mi piace tanto parlare di assenza. Perché è il mio desiderio segreto, la mia utopia: la sparizione.
Dimenticate. Dimentichiamoci. Lasciatemi tranquilla. Non obbligatemi a capirvi, a pensarvi, a sedurvi, a piacervi. Non obbligatemi ad essere buona o brava, non obbligatemi a formulare un pensiero compiuto che mi, o vi, definisca, che mi indirizzi, che mi dica cosa fare.
Voglio essere sciolta da tutto, da tutti.
Assolta.
Finalmente assolta, allora, agirò. Oltrepasserò il limite della pazienza, farò straboccare il vaso bucato che sono, alzerò la voce più del dovuto ed anche le mani, per dire basta.
Basta.
Che l'intenzione diventi azione, che si azzitisca il pensiero, che inizi il salto.
Ma con amore.
Perché è con amore che si saluta l'altro, con amore, anche per l'avversario.
E poi, solo poi, si salta.
Impariamo a salutare, o a saltare.
Da oggi.
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